Contratti fino a 8 anni nel calcio: cosa cambia davvero?

A seguito dell’entrata in vigore del Decreto Legge n. 96 del 30 giugno 2025, la durata massima dei contratti tra società professionistiche e calciatori è stata estesa da 5 a 8 anni.

A discuterne con Calcio e Finanza, Valerio Casagrande, docente di LeapSportAcademy.

Nel suo intervento Casagrande esprime la previsione per cui lo strumento sarà utile per selezionati casi “Se penso alla Premier League, a fronte della possibilità di avere contratti più lunghi, noto come ci sia stato un “cherry picking” (una selezione su investimenti considerati affidabili a lungo termine, ndr) sui giocatori ai quali applicarli. Penso ad Haaland del Manchester City, per fare un esempio: un giocatore molto giovane che ha mostrato solidità ed efficienza e con tutti i presupposti di mantenere questo valore anche nel lungo periodo». Dal punto di vista del bilancio, si potrebbe determinare un doppio binario contabile, se le disposizioni per il reporting in ambito FIGC prevederanno restrizioni analoghe a quelle previste per la Licenza UEFA, che limitano il periodo di ammortamento a 5 esercizi. Casagrande ha, infatti, aggiunto che «Dal punto di vista civilistico, l’ammortamento va in corrispondenza con la durata del contratto e un periodo di ammortamento convenzionale, inferiore alla durata del contratto, determinerebbe un doppio binario: un risultato civilistico, che differirebbe da quello utilizzato per il reporting in ambito federale», analogamente a quanto accade in Inghilterra.

Un contributo importante per orientarsi in una riforma che apre riflessioni strategiche e operative su un tema centrale per club e operatori del sistema.

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Decreto Sport, cosa cambia con i contratti fino a 8 anni: parla Valerio Casagrande

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